Friday, September 02, 2005

La cartina ce l'ho stesa davanti ai piedi. Anzi due cartine. Una della Jugoslavia (quella vera con la stella rossa) e una d'Europa. Come sempre, una troppo dettagliata e l'altra troppo vaga. Ma poi perchè guardare le cartine? Per puro piacere, tanto so già la direzione. Direzione Sud. Spiagge deserte immacolate e pronte alla calata/colata degli speculatori edilizi. Rilassamento e depurazione polmoni da polvere tirannica.



Il nord dell'Albania, sinceramente, mi è passato in testa rapidamente. Forse le poche parole della Lonely Planet (attenti ai briganti) o quelle di diversi albanesi del Sud. Sapevamo tutti che ciascuno è il terrone di qualcun'altro, la catena è infinita. Qui i due anelli sono albanesi del sud (Toschi) contro albanesi del nord (Gheghi), e i terroni li interpretano questi ultimi. Spesso saranno i toschi a descrivermi il nord come un Borneo impazzito, mentre i gheghi che conoscerò magnificheranno le bellezze naturali e l'ospitalità nordica. (Tra l'altro, nelle zone più remote del nord sembra si applichi il Kanun, che prevede faide interrotte tra famiglia ma sacra accoglienza all'ospite: morale, la prossima volta vado a nord, non uccido nessun membro di famiglia numerosa ma dormo e mangio a sbafo).

Destinazione Saranda. Ti aspettavo qui per oggi a Saranda, eri lontanissimo due giorni fa. Effettivamente ero lontanissimo, con il corpo e la mente, e pensavo ancora che mi aspettassero sparatorie. Adesso già il demone ed il genio dell'Albania l'ho nel taschino e mi muovo come fossi a casa.

Il vantaggio di essere italiano: venire da un posto che unisce Svizzera e Tunisia e sentirsi a casa a Zurigo e Tunisi. Un liechtensteinese magari si sente a casa solo a Berna e Linz.

Pago e congedo il padrone dell'hotel: il denaro ci rende tutti amici e mi da una bella pacca sulla spalla come il padrone di casa a Ohrid. Poi esco con i miei dodici chili sulle spalle ma ormai padrone di Tirana, fiuto e rifiuto la truffa del tassista, mi sento un vero viaggiatore esperto ed un uomo duro. Peccato che poi mangi zuppa di polvere alla tiranese per mezz'ora e il terminal dei minibus abbia cambiato sede. Chiedo informazioni sul nuovo terminal ai locali, scelgo persino quelli che mi paiono più attenti, il risultato è più o meno vai a Nord, vai a Sud, vai a Est, vai a Ovest.

When in Rome, do as the Romans. Mi sento a mio agio come latino. Chissenefrega se perdo il bus per Saranda, in qualche modo vado verso Sud. Il proprietario di un negozio (vende beni imprecisati, lavatrici forse) mi offre una sigaretta, io chiacchero con lui e nel frattempo aspetto un taxi, il proprietario parla con un signore e sarà lui a guidarmi a destinazione. Il peggior ingorgo della mia vita sulla strada Bombay-Calcutta che segue è solo un preludio stonato alle delizie estive che mi aspettano.

Saluto la mancanza di tombini che libera dal traffico i motociclisti più sbadati, gli autobus senza numero, gli autobus di Milano, Madrid o Francoforte che circolano e sono gli unici ad avere un numero, i bancomat con le guardie armate. Aiutino ai turisti: non credete a quanto vedete sull'autobus: il 96 non va a Simmering. Per andare a Simmering prendete un volo Tirana-Vienna e poi vi informate là.
Mi sento un po' un turista lamentoso. Poi però scrivo due settimane dopo e mi manca. I deliri sull'Albania quale luogo dell'anima sono scomparsi, rimane la riscoperta dell'albanesità nascosta nell'animo di ogni mediterraneo. Sino a che non ci incaviamo tra Svizzera e Austria rimaniamo lì al centro del mediterraneo e dobbiamo esserne ben contenti.

Perdo il furgon ma prendo al volo l'autobus di linea. Linea non è la parola giusta. Ci metterò tanto ad arrivare a Valona ma a bordo si sta tranquilli, guardo il documentario dal finestrino, mentre fuori da Tirana il mondo torna a quote più normali. Passo vicino a Durazzo (credo), mi magno una pannocchia dal venditore ambulante salito sul bus e alle 3 sono a Valona.

E' il conducente dell'autobus, il sosia di Fabrizio Bentivoglio, che mi dice che alle quattro passa l'autobus Tirana-Saranda. Mi siedo, mi lasciano un posto al tavolo, non sono molto socievoli, tranne un ragazzo con cui scambio due parole, pure lui emigrato in Grecia, anzi ormai mezzo greco. Il 99% degli albanesi con cui parlo mi dicono merda, ma merda merda, della Grecia. Ci sono 500.000 albanesi in Grecia ed i Greci sono razzisti, dopo un Albania-Grecia 2-1 hanno ammazzato un ragazzo albanese che festeggiava. Poi spesso aggiungono: loro sono razzisti, non come voi italiani. Salite su un qualunque autobus e chiedete agli italiani cosa pensano degli albanesi, penso io.

L'autobus passa alle quattro e mezza carico di acne e costumi da bagno. Sollevo la soma, provo a incastrarmi ma non ce la faccio e vengo scacciato dal conducente con male parole. Niente da fare, l'ultimo autobus per Saranda mi è sfuggito così dalle mani. Rimangono a terra con me una dottoranda slovena che fa la tesi sulle montagne e una coppia albanese. Potrei dormire anche qua ma il miraggio delle plazh albanesi mi muove. Prendiamo un taxi che ci costerà 5000 leke. Quaranta euro, almeno siamo in tre a dividerlo ma comunque mi scoccia; effettivamente potrei fare autostop e troverei sicuramente qualcuno che va a sud, ma i ventott'anni ormai pesano come quaranta e accetto. Dopo che mi sono distrutto l'alluce su un marciapiede dissestato partiamo. Formazione: tassista tagliagole e sosia di Zingaretti davanti, coppia albanese dietro.

I miei compagni di sedile posteriore sono una coppia composta da una ragazza normale e da un maschio semi-bovino. Tanto per fare un esempio lui getta strafottente un pacchetto di sigarette commentando qualcosa del genere "qui si vive bene, puoi fare quello che vuoi", lei lo rimprovera inutilmente. Spesso noterò coppie assortite in questo modo. Le donne salveranno il mondo.

E poi continua a menarmelo da mille angolature differenti, che l'albanese è la lingua più difficile del mondo, che gli albanesi sono i più intelligenti del mondo poi si impunta che devo andare a Himara e non a Dhermi. Testa di xxxxx, se io voglio andare a Dhermi perchè la Lonely Planet, che è il mio libro sacro da sciita, mi dice che li c'è una spiaggia deserta, mi devi lasciare andare e non obiettare. Forse il peggior shqiptar che ho incontrato nella settimana.

La strada si lascia indietro le belle spiagge di Valona, divide a metà una valle brulla e poi sale sino al passo Llogaraja. Ci arrivi se al tassista che ti sta portando non chiede pietà la Mercedes esausta. Per fortuna il tutto accade nei pressi di un ristorante di montagna e la guida suggerisce di provare la specialità della montagna. Lo spit-roasted lamb. Mi fa un po'schifo ma in fondo la saliva arrosto si asciuga. Mi viene l'acquolona in bocca.

Mi sento un po' in colpa a fare aspettare la macchina, che sta rifiatando ai margini, ed i compagni di viaggio. Timido mi rivolgo all'ispettore Montalbano
- Certo che quegli agnelli sono proprio belli
- mangia qualcosa qui (la risposta che speravo)
- ma abbiamo tempo? Non vorrei farvi aspettare…
- SCHERZIIII? Adesso ci sediamo tutti che pure io ho fame

Segue allegra tavolata e scofano alle cinque del pomeriggio 300 gg di agnello, insalata freschissima e brioche per non farmi mancare un dolcetto. Una faccia, una razza, sempre più.

La discesa da Llogara è magnifica. La montagna crolla nel mare turchese, sale la nebbiolina e ad ogni curva busso alla porta dell'angelo custode. C'è silenzio e stanchezza a bordo dello pseudotaxi, meglio così; spremo il panorama e me ne porto un bel po' nella memoria.

Poi mi lasciano all'inizio dello sterrato che porta alla spiaggia di Drymades. Mezz'ora a piedi in sandali ma sono felice. Ci sono ulivi, mare, odore di erbe. Benvenuti sul Mediterraneo. Notte in sacco a pelo mentre le cicale starnazzano e le olive fanno ploc sulla tenda.