Wednesday, August 10, 2005

Jose' parla benissimo italiano, ha studiato a Siena e si e' laureato in storia a Coimbra. Lo sommergo di immagini ricorrenti, Madredeus, Amalia, Porto, Jose' Afonso, poi menziona la tesi sulla guerra civile spagnola ed ecco campi secchi con miliziani dalle mani tozze e dalle unghie nere. Ci scambiamo le impressioni, i ricordi di Guca, i progetti di viaggio.

Il timore invade il treno quando il controllore che ridacchia sotto i baffi che non ha insieme ai quattro colleghi (per una sola carrozza: the Serbian way against unemployment) fa presente la necessita' di CAMBIARE TRENO. Camminare sui tizzoni ardenti mi pare improvvisamente piu' agevole. In piu', come sempre in questi casi, non e' che sai gia' che lo perdi o che lo prendi. No. Come sempre quella cavolo di indecisione che mi fa sudare il naso e che non mi fa concentrare sulle persone.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai a Stalac. Stalac ha ottocento abitanti e quando chiedero' legittimamente ad uno, ma perche' devo cambiare qua quello mi risponde piccola citta' ma grande stazione. Doesn't make a grince.

Peccato pero' che poi esco con Jose' ed andiamo prima dal capotreno. Nella stanza dei bottoni ci sono quattro persone. Tutte piu' o meno sbadigliano ad intervalli diversi, due allontanano le mosche che io peraltro non vedo, il tono e' piu' o meno quello di chi e' troppo occupato per rispondere. Il tempo si ferma e fuori la stazione e' quella di Gatto Nero Gatto Bianco. Uguale. Se accetto la loro rakia mi fottono tutti i soldi e non riesco a fare passare i vagoni.

Poi andiamo a fare i biglietti. Qui invece la lotta alla disoccupazione si manifesta in due tipi che si affannano a tenere testa alla folla assiepata che vuole biglietti o morte. Il servizio ferroviario serbo e' talmente personalizzato che ad ogni passeggero corrisponde un controllore, un capostazione ed un bigliettaio.

Momento foie gras. La stanza della biglietteria e' tappezzata da foto porno e neanche la tele che sprizza a tratti musica folk serba su sfondo bucolico ci sottrae dall'assurdita' del tutto. Quel pazzo del mio compagno di viaggio si mette persino a fare una foto di nascosto alla stanza. Vincera' il premio al migliore fotoreportage del mondo.

Poi ci dirigiamo al bazaar di Stalac per comprare cibarie ed il secondo bigliettaro, adempiuto finalmente il gravoso onere, si reca poco dopo noi a tacchinare la bellona del bazaar.



Pensiamo che un posto dove cambi treno per andare anche a Salonicco o Atene, se vuoi, deve essere un posto importante con almeno un monumento ai partigiani. Dialogo con locale - Scusa, dov'e' il centro?- - Questo il centro -. Per questo intende la piazza della stazione. Solo a Mele mi era successo qualcosa del genere.

La piazza ha dei bambini che giocano sul monumento ai partigiani (effettivamente c'e' ma e' piccolo, poi menziona un soldato serbo morto nei bonbardamenti del 99), tutti ai tavoli a magnare, il negozio del ciabattino, casette che bombardate sarebbero in migliori condizioni, la casa del notabile del partito. Le figure ormai sono familiari, il ferroviere, il bigliettaro, la fastfooddara, i bambini. Non ci sto male. Lo dicevano anche i Metallica where I lay my hat is home. Jose' tira fuori tonni morti e stramorti che escono dalla latta come dal sarcofago, io fighetto declino il morso del tonno e vado dalla fastfooddara.

La folla variopinta che aspetto il treno macedone (dimenticavo che scrivo a Edo e Silvia che l'appuntamento e' il giorno dopo a Skopje) ha socializzato. Le due buzzicone norvegesi fumano come macedoni e si conferma che sono macedoni e non norvegesi, sono accompagnate da due omoni macedóni. Poi c'e' un signore con il vestito del matrimonio di Al Bano con Romina, io e Jose', ed un tipo che si aggira nell'androne senza vetri della stazione decorato da indimenticabili cartelli.


1.i portatori di benzina non possono fumare la pipa sul treno
2.i fumatori di pipa non possono portare benzina sul treno o
3.i fumatori di pipa con benzina al seguito non possono salire sul treno?




Con lui raschio il fondo del mio serbo e parlo venti minuti senza sapere come. La famosa storia del coleottero che per le leggi fisiche non puo' volere ma lui non lo sa e vola. Mi fa vedere la foto della figlia che si sta laureando in Legge e del figlio poliziotto. E' stato varie volte in Italia. Contrabbandava ma non riesco a capire cosa.

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