Wednesday, August 10, 2005

Prima i sensi li solleticavano gli spiedini ed i maialini allo spiedo, le ascelle dei bovini, le trombe impazzite. Un minuto dopo il saluto ai furlani rieccomi su quella che e' la vita di Guca 359 giorni all'anno. I granai, le fattorie ordinate, il silenzio, le strade deserte e - udite udite - gente che cammina per magari due o tre chilometri sino alla destinazione. Sfigati che non avete la macchina. Teste di cazzo prendetevi una bella autovettura che in due minuti siete arrivati.

La selezione per un passaggio a Ivanjica e' durissima. Ci sono le macchine con la targa CA che si dovrebbero fermare nelle vicinanze. Rimangono le altre ma molte sono piene con la nonna in nero davanti o quattro giovini al completo. Rimangono quindi quelle non complete ma eliminiamo quelle condotte da ricercati dal Tribunale dall'Aja. Ne rimangono quindi poche e quelle poche non hanno la minima intenzione di caricare uno che e' sudato e si sobbarca zainino e zainone solo per godere.

Il turismo da backpacker, come lo chiamano gli inglesi, e' un lusso. Viaggiare come i barboni e' un lusso. Un lusso delle civilta' benestanti che cercano in una stazione montenegrina l'autenticita' perduta e godono nel trovarsi in commissariati turchi, cessi giordani o corriere boliviane. Come smentire un nepalese se pensa che uno che si sobbarca venti chili di zaino per PIACERE e' un coglione? Se ci sballi tanto a portare venti chili ti do io la mia balla di fieno. O vieni un po' a zappare con me che mia moglie e' malata. Coglione.

In ogni caso cammino per cinque chilometri e quelli che passano il mio test per il fornitore di passaggi non si interessano alle mie conoscenze. Giunto finalmente ad un bivio abbandono il folle progetto Studenica per un ben piu' realista ritorno alla citta' e poi autobus a Nis, dove mi aspettano Silvia ed Edo.

Mi apposto presso un venditore di anguria o lubenica. La lubenica e' un altro grande simbolo dei Balcani. Di feste e bambini sorridenti, di bocche spalancate che si ficcano dentro al rosso sino all'ugola. Penso persino che l'uomo-lubenica magari va verso il monastero ma la targa del camion mi delude. Un signore con il bastone mi dice che l'autobus passa alle tre e mezza. Sono le due e un quarto ma secondo la teoria della relativita' di Einstein un'ora dei Balcani sono cinque minuti di Genova e due di M. Quindi tutto sommato non mi va male.

Balcani

Serbo rancore

Cavolo, quel veicolo bianco e rosso della pregiata societa' cacakiana per i trasporti interregionali si avvicina. Vuoi vedere che il signore si sbagliava. Non si sbagliava, ma il conducente mi dice in malo modo di salire ed a quel punto mi accomodo a bordo. Un attimo dopo lecco un bloc de foie gras e mi ungo di Sauternes. Giubilo divino. Dalla cabina del conducente pendono due poster. Quello di destra e' sobrio. Una mora in costume che emerge dalle acque. Quello di sinistra e' squisito. Una biondona bella gonfia ci invita all'Erotikon 2004.

Ondeggiamo tra granturco e tabacco.

Sosta a Naoma. Il conducente mi dice di prendermi una birra che l'autobus per Kraljevo parte un'ora e passa dopo. Beh di solito i conducenti sono dei tipi molto svegli quindi mi siedo nel pergolato e chiedo al tipo del bar di mangiare. Mi porta nel magazzino e intrappolati dietro una rete stanno dei bei pezzi di agnello, maiale e vacca. Scelgo il maialino che sino a poco tempo prima (spero) rotolava su se stesso come il sole, tre etti dovrebbero andare bene. Birra, porceddu, pane, poi caffe' turco (non sapevo che poi lasciasse la melmetta sul fondo). Serbia at its best. Di nuovo godimento come un riccio. Tra un po' mi sa davvero che mi metto a fare le tre dita, il cappellino, le quattro c, eccetera. Potenza della fantasia e del porceddu serbo.

Sparo di nuovo i nomi di tutti i calciatori serbi che hanno giocato in Italia negli ultimi quindici anni. Difficile non confonderli con i croati ma di solito i serbi sono ancora piu' pazzi degli altri slavi. Mi difendo ancora dalle accuse di avere bombardato la Serbia ma temo proprio che prima o poi finiro' davanti al Tribunale per i Crimini contro l'Ex-Jugoslavia. Mi difendero' citando qualche gol su punizione di Mihajlovic. Sinisa. E poi magari anche Draza. Eroi serbi a loro modo.

Da Naoma a Kraljevo. Viaggio di nuovo divertente. A bordo dell'autobus che ondeggia come un pendolino, il conducente pare troppo occupato per controllare i biglietti e quindi un altro personaggio fa i biglietti. Disoccupazione a livelli ridicoli immagino. Il bigliettaio ha un bel sorriso e formiamo un quartetto con due ragazzine reduci da Guca (una con maglietta GRAZIE A DIO SONO SERBO), atmosfera rilassante che quasi mi addormento, poi per fortuna arrivo a Kraljevo che ostenta il parcheggio di un carro armato nel parco pubblico.

Visita al monastero di Zica. Dipinto di rosso per imitare Monte Athos.



In poco tempo vedo gli affreschi e poi me ne torno di corsa perche' l'esperienza del treno balcanico e' l'aragosta appena pescata. Corro grazie ad un serbo emigrato in Germania che mi lascia alle 18.29 alla stazione. Il vagone, solo un vagone, dormicchia sul binario e il tempo scorre lento come le ultime goccie di yogurt quando lo rovesci.

Vabbe', saranno duecento chilometri anche meno. Piu' di quattro ore non ci mette, o forse cinque. Mi tocca uno scompartimento con uno strano tipo che non riesco a descrivere, uno che mi chiede di vedere il mio passaporto e gli fa una foto con il telefonino, penso alle cautele che si dovrebbero avere con il proprio documento, tutto sfuma e torno tranquillo. L'idillio ritorna. Peccato che debba cambiare treno.

Poi conosco Jose'. Ho visto subito in lui una faccia di occidentale desideroso di scambiare qualche parola con un consimile. Poi quando smette di parlare con due buzzicone orrende che dicono di essere norvegesi ma secondo me lo fanno solo per darsi un tono da paese ricco mentre in realta' sono emigrate dalla Macedonia, altrimenti perche' ci andrebbero - mi dirigo verso di lui con un bel bottone in mano. Ho pronto filo ed ago per attaccarlo.

Nella vita ci tocca vivere con tante persone. La selezione e' essenziale. A volte e' come salire sull'autobus. Ti tieni quello che trovi. A volte e' come sul lavoro, quindi almeno si tratta di persone che condividono qualche passo con la tua storia. A volte la selezione e' durissima e difficilmente uno resta deluso. Se incontri uno che viaggia solo sul treno Cacak-Nis, nella peggiore delle ipotesi e' una persona interessante ma molto individualista, nella migliore delle ipotesi e' un pazzo simpatico e che sa vivere. Jose' appartiene a questa categoria.

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