Saturday, August 13, 2005

La stazione di Kusturica si ravviva all'improvviso, la compagnia dell'anello ovvero i dieci passeggeri tendono l'orecchio e il treno si materializza. Gli aggeggi antimosche del personale della stazione paiono tacere per un momento, come i due bigliettari che non vedono piu' le tettone che li circondano.

C'e' chi vocifera che il treno sia il Monaco di Baviera-Atene, e per un momento penso a bagni lindi, riviste gratis e programmi di viaggio per tutti i passeggeri. Addirittura ti dicono il senso di marcia del treno. Non e' cosi' ma meglio di quanto si possa immaginare. In fondo nel nostro scompartimento c'e' solo un ferroviere che sta dormendo allungato su tre sedili ed un altro avventore. Poi io e Jose' ci stendiamo e il sacco a pelo di cui tanto avevo dubitato si realizza nel coprire le nostre estremita'. Tutto sa di casa e felicita'.

Ci svegliano controlli polizieschi, ferroviari, bisogni del ferroviere e dell'avventore, poi un mattino gelato appare fuori dal finestrino e siamo a Presovo. Confine serbo macedone. Non di quei confini proprio da brivido ma un passo di piu' verso la disorganizzazione, il chiasso delle folle in rivolta e i kalashnikov scaricati al cielo in segno di festa.

Nulla da dichiarare ne' da raccontare. Persino la bandiera della Macedonia che pende alla frontiera sopra al solito cagnolino randagio dei Balcani mi eccita. Pregusto gia' destinazioni piu' appetitose ma questo e' gia' qualcosa. Purtroppo della Macedonia so davvero poco. Paese diviso quasi a meta' tra slavi e albanesi, conflitti che per poco diventano guerra civile, varie altre razze minoritarie, bulgari che dicono che i macedoni parlano bulgaro e macedoni che - ma questo dovrei controllarlo - magari dicono che i bulgari parlano macedone. Nulla di nuovo, se non il primato di essere l'unica ex-repubblica jugoslava ad essersi separata dalla confederazione senza spargimenti di sangue. Non e' poco davvero.

L'ora di ritardo che ci segue come se fosse un fuso orario ci fa riposare nel lettuccio abbracciati a mamma'. Eccoci a Skopje. Vardar Skopje. Qualche sparuta partecipazione in Coppa UEFA forse.

Vale la pena visitare qualunque capitale. Le strade deserte ed orrendi pilastri obliqui non ci fermano sino al bancomat. Il solito funzionario occidentale lo fermiamo noi e facciamo due chiacchiere.

- Come va la convivenza interetnica?
- Beh, noi cerchiamo di organizzare progetti di collaborazione pacifica tra slavi ed albanesi. Poi pero' ciascuno dei due comincia a lamentarsi, non vogliamo lavorare con gli altri, non vogliamo parlare l'altra lingua, e cosi' via.

Il voyeur occidentale e' soddisfatto. No ethnic tension no party. And no Balkans.

La piazza centrale di Skopje e' surreale ma in fondo gli spazi ampi rimediano ad ogni bruttura. Passiamo il ponte che - migliore mitologia balcanica - divide la citta' slava da quella turco-albanese ed arriviamo nel quartiere del mercato.

La chiesa ortodossa appare nella meta' sbagliata della citta'. La gente compra candele longilinee, qualcuno prega, il lettore interpreta le sacre scritture. Peccato che sembri un culturista ed indossi una maglietta rosa con due lati PRESTASION STRAORDINARIA - SOLO CHICAS. Poi compare il pope a cui pongono il libro sacro. I fedeli sono ancora' piu mogi della cerimonia.

La piaggia, mancava solo quella. Scritte sui muri, e poche persone in giro. Solo i bar sono aperti ed i venditori di burek. Il burek e' una sfoglia ripiena di carne, formaggio od altro che si mangia dalla Slovenia alla Turchia. Forse certi odi scattanno anche perche' ci si rende conto delle eredita' comuni.

E' tempo per fermarsi. Due chiacchere con Jose'. Detiene un record. In autostop da casa sua a Toulouse. Sono tanti tanti chilometri. Poi il discorso si posa su Siena. Come sempre - c'e' un motivo se come e' piccolo il mondo si dice in tutte le lingue - siamo stati ospiti nella stessa casa di Taverne d'Arbia. Ci guardiamo a bocca aperte mentre due ragazzi albanesi si fermano davanti a noi ed uno ci parla. Ho lavorato in Italia. Facevo il pastore in provincia di Siena.

Due orette in un internet cafe' mentre fuori piove e la colonna sonora e' Com'e' triste Skopje.

L'altro lato e' diverso, qua i bianchi sono piu' bianchi e i negozi di tecnologia brillano come diamanti. Chi si possa permettere 250 Euro per una macchina digitale, ovvero spendere lo stipendio medio mensile per un oggetto, immaginiamolo.

Mi sa che nei Balcani i fiumi li hanno inventati apposta per potere dividere le citta' in due e poterci poi costruire sopra, in momenti di saggezza, maginifici ponti. Il ponte di Mostar o il Ponte sulla Drina, splendidi e resistenti ma sensibili alle tensioni sono in bilico tra convivenza preziosa e esplosioni irrazionali.

L'Albania e' li', comincia nel quartiere vecchio, quando il cameriere sembra non parlare quasi macedone. Peccato non avere conosciuto nessun abitante, cose da raccontarci ne hanno.

Il delirante appuntamento alla stazione ferroviaria di Skopje prende forma quando a me e Jose', che nel frattempo delirava se dirigersi in Kosovo, in Turchia o in qualsiasi altro paese a portata di intercity macedone, viene incontro Edoardo niente affatto turbato dalla coltre delirante di smog e dal cielo plumbeo. Sono arrivati addirittura in anticipo e in forma smagliante.

Poi quella che e' segnata come un autostrada si rivela addirittura un'autostrada ed eccoci quindi in poche ore a Ohrid. I gitanti in costume si spargono ad ondate e ci mettiamo un po' per trovare questo Stefan Kanovec che affitta camera che danno sul lago. Peccato che alla porta della casa di Stefan ci sia l'annuncio mortuario di Stefan Kanovec. Compunti per l'improvvisa scomparsa del nostro cicerone e delle nostre stanze riusciamo, con l'aiuto di un altro Kanovec, una stanza da 5 euro a testa per me e Jose'. Ormai giriamo per la Macedonia come se avessimo progettato di viaggiare insieme.

Lo stesso per Silvia ed Edo. Edo lo conosco da ad occhio e croce 10 ore, Silvia da 9 ore e mezzo.

Dopo la cena il teatro sotto al nostro ristorante si riempie per lo spettacolo folkloristico. C'e' il festival di cultura e musica tradizionale e ci tocca un super corpo di ballo con orchestra.

Ora, per due ore assistiamo estasiati allo show. In realta' Jose' chiude gli occhi e si abbraccia la testa a meta' spettacolo ed io lo seguo qualche minuto dopo. Il quasi assassinio sul Balkan Express ci ha provato. Ma lo spettacolo e' davvero interessante. Interessante soprattutto perche' capisci l'odio dei macedoni per la musica in 2/4 e 3/4. Perche'?

Lo zum pa pa zum pa pa in 3/4 non sara' il massimo della sofisticazione ma in fondo lo usava anche Verdi. Idem per la musica in 2/4. Qui se non e' in 13/14 la gente non si diverte. Anche se poi in realta' non riescono neanche ad applaudire. Fatto sta che Montale diceva che non si puo' essere grandi poeti bulgari (se la Macedonia fosse stata indipendente all'epoca magari avrebbe detto macedone). Sicuramente si puo' essere un grande musicista macedone (o bulgaro).

O forse gli anacoluti ed i soprassalti della musica macedone rappresentano la tensione tra la ricerca dell'ordine e la stabilita' e le tensioni in agguato?

Il sonno dei giusti ci aspetta. Il letto di legno resiste bene ai due pesi morti che si abbrancano alle assi.

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