Monday, August 08, 2005

Me lo faccio di nuovo il giretto nella via pedonale ed acquisto nell'ordine
- guida turistica della Serbia
- cartina della Macedonia
- altra guida della Serbia - squallida pero' -
Enciclopedia dei morti di Danilo Kis - qualcos'altro che non ricordo

Passo lugubri palazzi del potere e bandierone che pendono senza voglia. Poi finalmente torno alla vita normale della stazione e per fortuna l'autobus per Cacak non tarda. Quello per Guca partiva alle 15 ma quello era chiedere troppo alla sorte gia' continuamente sollecitata. La stazione dell'autobus di Cacak...beh, in realta' non mi ricordo neanche com'e' perche' in un minuto uno nerboruto mi chiede se devo andare a Guca.

Insieme a lui due ragazzi rassegnati a tanta decisione. Sono Goran e Dragan, serbi del Kosovo, di Prishtina, sono fuggiti nel 1999 dopo che la Nato ha bombardato la Serbia e consegnato il Kosovo agli albanesi.

L'Italia ha bombardato la Serbia. Se anche non l'avessi saputo, me l'hanno ricordato in tanti momenti. Ma non riescono a capire perche'. Credono che non torneanno mai piu' in Kosovo e il mio tentativo di avvicinarmi - ma tra qualche anno la Serbia entrera' nella UE in tono inquisitivo ed affermativo - il minibus ride all'unisono ed il nerboruto muove la mascella che sembra volere mangiarmi.

Dragan parla un po' di italiano, io sfodero le conoscenze linguistiche che tenevo in serbo. Sono affettuosi e sorridenti. Sento anch'io la storia che passa davanti a me e non e' solo una pagina di un libro. Il secondo tema ricorrente di questi primi giorni e' il visto. Non possono andare praticmanete da nessuna parte senza visto e per uno studente universitario che parla inglese ed italiano e vuole vedere il mondo e' una tortura. Mi sono perso. Torniamo all'arrivo alla stazione di Cacak. Dopo pochi minuti il nerboruto ci lascia le chiavi del suo furgoncino e Dragan e Goran mi chiedono se voglio andare a casa della loro amica. Sento che il mio angelo custode ha partorito un'altra idea geniale. Cazzo non ti stancare mai angioletto. Oppure avvertimi prima.

E quindi me ne salgo sul minibus tranquillo perche' il lettuccio ce l'ho. Tornanti tornanti tornanti. Colline verdi e fattorie prospere. Cielo plumbeo per fare si' che i colori risaltino. Arriviamo a Guca ed eccoli i miei nuovi amici. Se gia' il filo che unisce me a Dragan e Goran e' esile, con questi ragazzi basterebbe un nulla per allontanare la confidenza.

Quante volte a Genova e M. fili mille volte piu' forti non sono bastati per tagliare il ghiaccio in due. Mi innamoro all'istante di Djura, che pare un modello e che in altri posti andrebbe in giro con improbabili occhiali a goccia e infradito. Marjana e' la padrona di casa. Sorride aperta e semplice. Cosi' fa anche Milana. Tutti studiano ingenieria e parlano bene inglese, molto meglio dei loro omologhi al di qua del muro UE. Ammetteteli in Europa, cazzo! La casa di Milana ha un bel giardino ben curato e tanti dettagli di una casa italiana di campagna. Chiaccheriamo in salotto e primo dettaglio tipico. Milana porta marmellata di ciliegie e un bicchiere bianco che immagino contenga qualche liquore imbevibile della zona. Che goduria le ciliegie poi mi spiegano che quella e' acqua. Metto il cucchiaio nell'acqua. Poi mi dicono guarda che se vuoi puoi bere l'acqua. La bevo evitando il cucchiaio.

E la coda dell'occhio da grandi notizie. La pentola bolle e la mamma e' indaffarata. Di nuovo il pianeta terra diventa la Rio de Janeiro del sistema solare.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home