Wednesday, August 10, 2005

Dante non trovava parole per descrivere il paradiso, le trovava per l'inferno. Le trovo per la pasta scotta cosi' comune nei paesi non civilizzati, non per la cena che prepara la madre di Mariana. Nell'ordine

KUPUS cavolo con vari pezzi di carne di maiale e vitello, una specie di cassoela
KAYMAK crema di burro
pollo ruspante
insalata dell'orticello con cetrioli e pomodori

L'espressione sapori di una volta trova un significato e davvero il cibo non e' solo forma ma anche contenuto.

Solo mi lascia perplesso che alla cena-pranzo partecipano Dragan, Goran, Djura e Bojan, mentre le due ragazze se ne stanno in disparte per subentrare quando ci siamo alzati. Come disse Lord Salisbury Con le culture che non si conoscono farsi i cazzi propri e non sindacare. Tenendo conto che ho gia' violato i sacri doveri dell'ospite tenendomi gli scarponcini impolverati in casa.

La conversazione scorre ben lubrificata. Solo vederli li' davanti alla tele (tedesca per giunta) senza parlare mi solleva per un attimo dall'idillio. O guardando il cellulare. Davvero la tecnologia ci da mille opportunita' per non dovere parlare o ascoltare. Prima al massimo potevi guardare da un' altra parte ma ti beccavano subito e facevi la figura del maleducato.

Dopo la pisa che mi meritavo nel lettino bucolico nella mansarda siamo pronti per il festival.

L'atmosfera e' simile alle nostre feste paesane o ad una super festa dell'Unita'. Non ci sono stranieri ne' ossessioni di doversi rendere presentabili all'occidente. Da un lato direi un terzo delle persone ostenta, e veramente ostenta, parafernalia nazionalista. In questo i serbi non sono davvero secondi a nessuno. QUalche simbolo nazionalista serbo

- la croce con una "c" cirillica in ciascun cantone. Samo Sloga Srbe Spasava. Solo l'unita' salvera' i Serbi.
- la šajkača, il cappello dell'esercito serbo nella prima guerra mondiale e dei cetnici nella seconda
- il saluto con le tre dita della mano. Mi spiegano che gli ortodossi si fanno il segno della croce con le tre dita unite, che poi si aprono nel saluto
- Draza Mihailovic il comandante dei cetnici. Non capisco perche' le magliette lo ritraggano vecchio ed esitante, con l'aria dell'anziano che da da mangiare ai piccioni. In ogni caso e' ovunque
- Karadzic e Mladic. Quest'ultimo e' granitico ed inespressivo come un generale. Difatti lo e'. L'altro ha una bella chioma peccato sia uno psicopatico. Lo striscione della piazza centrale di Guca, vicino alla statua del trombettiere, dice Nessuna resa senza lotta e porta la diade che precede. A Guca Karadzic e Mladic sono inseparabili come Ric e Gian.
- la battaglia di Kosove Pole con la quale i turchi sbaragliano i serbi e soggiogano il paese. Il mito principe. Se dalla discussione storica si passa al mito ed alla scienza si sostituisce la fede. 1389. I serbi ne conoscono la data a memoria, come i francesi il 1789 e gli spagnoli il 1492. O come noi il 1982.

In poche parole a Guca ricorda uno stadio di calcio. I distinti e le gradinate. Secondo regole infallibili, a sguardo bovino corrisponde uno dei simboli precedenti. A torso nudo pure. I miei amici si guardano bene invece da accostarsi alla paccottiglia nazionalista.

Djura e' incredibile. Fa il ciclista, aggiusta qualunque cosa a portata di mano, fuma sigarette con un bocchino ricavato da un ruota, ha lo sguardo del cavallo pazzo e non mi sembra a proprio agio. Premetto che poi tornera' a casa dopo di noi post intortationem puellae. Mi dice che e' weird but not crazy e come dargli torto. Parlo con lui ma poi incontro altra gente che puntualmente mi sorride, mi da' la mano, Jovan anche lui di Prishtina (e' piu' su di giri degli altri e difatti indossa un maglietta con scritto 1389, la legge che precede si conferma).

Ma il nazionalismo di Guca e' solo la facciata, anche se al voyeur occidentale le bottiglie fatte in casa colla cresta di Karadzic danno i brividi. In realta' e' (anche e forse soprattutto) provocazione, gara di celodurismo e goliardia. L'unico simbolo del comunismo accettato e' il faccione di Tito corrucciato. Nessuno indossa la bustina con la stella rossa. Non abbastanza provocatoria. Anche se - e lo dico dopo due giorni in Serbia - ci sono molti piu' nostalgici del comunismo che dei cetnici. Almeno sotto Tito erano riconosciuti internazionalmente, il passaporto valeva qualcosa e potevano viaggiare. Non erano costretti nei confini di un paese che ha gia' perso piu' della meta' dei componenti e che tra poco forse non avra' accesso al mare.

E poi la musica. Le prime note en passant tra i mille banchetti danno i brividi. Almeno a me e a pochi altri. La maggioranza ama il divertimento ma forse non il genere in se'.

Poi gli zingari. Mandate a Guca un sociologo ed uno storico, e forse pure uno psicologo. Gli zingari di Guca come i neri americani. Sono i poveracci del paese, gli e' negato accesso a mille porte, creano e diffondono musica magnifica, i bianchi se ne appropriano, la riconoscono come simbolo nazionale, la ballano senza la meta' del talento dei creatori, che devono solo intrattenere senza permettersi di partecipare. Mi sembra che il paragone funzioni ma chiedero' a gente piu' esperta.



Il concerto nello stadio e' spettacolare, peccato per il palco lontano dalla folla. In un posto dove vendono magliette di criminali di guerra ti aspetti risse e sguardi bovini. Invece quasi solo divertimento con moderazione, civilta', amici e coppie che si abbracciano, compostezza. Incredibile il contrasto con la barbarie dei macellai ritratti sulla cianfrusaglia in vendita. Confermato che il contenuto della maglietta dice molto del cervello del proprietario, non delle idee dello stesso.

Balliamo come matti e mi insegnano anche il kolo che e' la danza nazionale. Sincera commozione di tanti alla canzone nazionale sul Kossovo perduto, non trattengo un pensiero alla mia terra natale, ai miei monasteri bruciati dagli albanesi, alla battaglia perduta, quasi quasi mi metto la šajkača, penso all'Europa che mi disprezza, ai miei vicini croati che ci hanno massacrato a centinaia di migliaia a Jasenovac, a Pavelic e a Stepinac ed ai prelati croati che fanno il saluto romano, alle informazioni fuorvianti che giungono in occidente e che distruggono la nostra immagine, al fatto che paesi molto piu' arretrati di noi come Bulgaria e Romania entrano nella UE tra due anni, al coraggio che abbiamo dimostrato nella prima e nella seconda guerra mondiale, ai bombardamenti intelligenti della NATO.

Per fortuna un morso di hamburger e un bel pezzo di agnello arrosto mi riportano sulla terra, sulla sacra terra serba. Sulla gentilezza di gente che mi ferma sentendomi parlare di Nis ed offrendomi di guidarmi.

Collina in Serbia e' famosissimo, un suo libro e' stato tradotto e fa pubblicita' ad una birra!!!

Notte di trionfi. La gente che ho conosciuto e' stupenda. Alle cinque sono in letto. Laku noč.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home