Monday, August 08, 2005

5 agosto - Beograd

Parto da M. il venerdi sera. Il trasferimento all aeroporto, la lista delle destinazioni buttata li come i piatti del giorno, tutte le lingue del mondo parlate ma in fondo e' come se non se ne parlasse nessuna, minano anche la passione piu' forte.
Il check in e' in una parte bella periferica dell'aeroporto e ci siamo solo noi belgradesi e i casablanchini. Ultima occhiata per vedere se Ingrid Bergman si convince finalmente di avere fatto una cazzata. Mi offro per accollarmi parte dei chili di una ragazza e da li' a poco sapro' che sono due amiche, una ragazza di Milano che ha fatto volontariato ambientale a Nis, e una ragazza di Nis.
L'italiana e', ovviamente, stata a Guca. Ci si diverte e poi c'e' anche la musica.
Lei poi ci lascia e mi faccio il viaggio con Alexsandra. E' un medico ma lavora nel marketing di una azienda farmaceutica, ha unghie lunghe e curate come tante serbe e calzini con Snoopy o qualche altro fumetto. Ormai siamo solo noi italiani a difendere l'ortodossia del calzino monocolore.
Primo refrain, puntuale in Serbia come la carne allo spiedo. I bombardamenti del 1999. Magari in Italia noi ci ricordiamo molto di piu' delle guerre nella ex-Jugoslavia, ma i serbi, mi pare, non tengono molto a parlarne. Forse sanno che davvero non possono dire di avere la mani pulite. Anche se tutti hanno pucciato le mani nella sozzeria estrema.
Dei bombardamenti parlano continuamente. Io spiego che non c'ero e se cc'ero dormivo. Taccio che all'epoca credevo che bisognasse dare una lezione a Milosevic. Per loro esiste soprattutto lo stupore di essere stati puniti mentre i croati pulivano ben bene le zone popolati da serbi. Non sembrano essere coscienti della politica di Milosevic in Kosovo. Ma noi ne siamo coscienti? Giusto domandarselo quando la situazione di un paese la si conosce per i giornali.
Poi mi insegna alcune parole di serbe e vediamo insieme la guida dell'Europa Orientale. Continuo a pensare che e' particolare vedere Estonia ed Albania insieme in una guida che non sia quella dell'Europa intera, ma al turista americano forse la terminazione in nia basta.
Arriviamo, perdo Alexsandra, e cerco di farmi spennare dal primo taxista. Mi dice 2000 dinari - qualcosa tipo 20 euri - all'hotel ma il grande dio degli ortodossi mi guida da un altro personaggio che offre 1200.

Conversazione

- perche' sei qui? Turismo, affari, o ?
- Vado a Guca
- GUCAAAA???

Pulsante play. Partono trombette assatanate. Ci illuminiamo entrambi. e poco dopo il primo momento per cui vale la pena vivere. La versione balcanica della Lambada. Mi lecco le dita dinnanzi a tanta delizia trash.

Emozionante la prima visione di Blegrado centro con la Sava ed il Dnabio che si incontrano proprio davanti alla fortezza. Albergo centrale ed esattaente come lo aspettavo. Poi giro per Belgrado e di nuovo, come in tante altre citta' d'Europa, quelle vie pedonali centrali senz'anima. Che poi sia Stoccolma, Budapest o Belgrado poco importa, lo schema si ripete. Per fortuna almeno qui il progresso non e' ancora giunto e ci son ancora piccole librerie nella strada principale.

La strada piu' caratteristica ha tutta una serie di ristoranti con musica tradizionale. Quando Belgrado diventera' una destinazione sara' la prima a cadere ai giapponnesi. O magari ad offrire placidamente il collo al morso mortifero e suadente dei cacciatori di parafernalia balcanica.

Indimenticabile il vecchietto che ripete kikiriki e sembra vendere gelati o beni vari. Anch'io morso dal richiamo del tipico gli chiedo una porzione - sono arachidi - e gli porgo l-equivalente di un euro o qualcosa di piu'. A quel punto lui rimane stupito dall'incongruenza del corrispettivo e cerca di inseguirmi per darmi un altro mezzo chilo di arachidi. Ma io cerco carne alla griglia e andro' a letto insoddisfatto.



Per fortuna la tele nella stanza offre chicche imperdibili tra cui un film degli anni 50 sulla resistenza e Tito. Godo nel silenzio della stanza rotto solo dai rastrellamenti tedeschi.

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